La Francia sconosciuta: il Nord-Ovest rivelato, oltre stereotipi e apparenze
Abbiamo spesso un’immagine predefinita della Francia e dei francesi: i cugini un po’ snob, talvolta altezzosi, legati a una tradizione che a volte può sembrare rigida. Ma un viaggio recente nel nord-ovest della Francia, lontano dalle mete turistiche più battute, ha ribaltato questa prospettiva, rivelando un paese e una cultura di sorprendente accoglienza, avanguardia e una solida, ma non statica, onestà intellettuale.
Lontano dalla grandeur parigina o dal glamour della Costa Azzurra, le regioni nord-occidentali offrono un’esperienza profondamente autentica. Qui, l’accoglienza non è una facciata per i turisti, ma una genuina disposizione all’incontro. Ho scoperto una Francia estremamente accogliente e sorprendentemente all’avanguardia, non solo nelle tecnologie o nelle infrastrutture, ma in un approccio alla vita che coniuga progresso e rispetto delle radici.
Questa è una nazione che si presenta con un’onestà intellettuale palpabile. Non nasconde le sue sfide, ma le affronta con una concretezza che lascia il segno. Le tradizioni, lungi dall’essere un freno, agiscono da fondamenta solide su cui costruire il futuro. Non è un folklore da cartolina, ma un tessuto vivo che permea la quotidianità.
E i francesi? L’immagine dei “cugini tristi” è svanita, lasciando il posto a una percezione diversa: quella di fratelli maggiori saggi, con un piglio deciso che non guasta. Sono persone sicure di sé, eleganti senza sforzo, capaci di mantenere una certa distanza che, a volte, può farli percepire come antipatici, ma che in realtà cela una profonda autostima e un’identità ben definita.
Questa sicurezza e questo “savoir-faire” si manifestano anche nei dettagli più semplici, come l’educazione dei bambini a tavola. Non è il risultato di un’imposizione forzata, ma sembra nascere da un’innata naturalezza, parte di un’educazione che valorizza la civiltà e il rispetto reciproco fin dalla più tenera età.
Di fronte a questa Francia, autentica e proiettata nel futuro, con una coerenza invidiabile tra essere e apparire, la domanda sorge spontanea: siamo stati superati dai francesi? Temo di sì. La loro capacità di coniugare tradizione e modernità, la loro autenticità e quella sicurezza misurata, sembrano segnare un passo che il nostro paese, pur con le sue innegabili bellezze e qualità, fatica a tenere.
Forse è tempo di guardare ai nostri “fratelli maggiori” non più con l’occhio del campanilismo, ma con quello di chi è disposto a imparare da un modello che, al di fuori dei sentieri battuti, rivela una sorprendente e ammirevole vitalità.
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