Il paradosso dei piccoli borghi: lontani dall’overtourism, minacciati dallo spopolamento
Trieste 31 luglio 2025 – Mentre le grandi città d’arte e le destinazioni costiere più celebri continuano a confrontarsi con il fenomeno dell’overtourism, che soffoca residenti e compromette l’autenticità dei luoghi, un’altra realtà, spesso ignorata, affronta un problema diametralmente opposto: i piccoli paesi e borghi montani o rurali, privi di servizi essenziali, non solo non vedranno mai le folle di turisti, ma rischiano concretamente la scomparsa a causa dello spopolamento.
Il concetto di overtourism è legato all’eccessiva presenza di visitatori in un’area, con conseguenti impatti negativi su ambiente, infrastrutture e qualità della vita locale. Ma per migliaia di piccoli centri in Italia e in Europa, questo è un lusso irraggiungibile. Qui, il problema non è gestire un’invasione, ma prevenire un lento e inesorabile declino.
La mancanza di servizi di base è il tallone d’Achille di questi luoghi. Senza ristoranti, alberghi almeno a quattro stelle, negozi, presidi sanitari o trasporti pubblici efficienti, la vita quotidiana diventa insostenibile, specialmente per le famiglie e per gli anziani. I giovani fuggono verso centri più grandi in cerca di opportunità e comodità, lasciando dietro di sé case vuote e comunità sempre più anziane e ridotte all’osso.
Questo circolo vizioso porta allo spopolamento, alla chiusura delle poche attività rimaste e al degrado del patrimonio edilizio e culturale. Senza residenti, non c’è vitalità, non c’è domanda di servizi, e il borgo si avvia verso un futuro incerto, spesso destinato a diventare un “paese fantasma”.
È fondamentale riconoscere che il dibattito sull’overtourism, pur legittimo per alcune aree, non rappresenta la totalità del problema turistico e demografico. Per i piccoli borghi, l’assenza di turismo è solo un sintomo di un malessere più profondo, legato alla mancanza di investimenti e politiche mirate a contrastare l’abbandono.
Un turismo sostenibile, di nicchia, che valorizzi le specificità locali (cultura, tradizioni, natura) potrebbe essere una risorsa, ma solo se accompagnato da un robusto piano di riattivazione dei servizi essenziali per i residenti. Non basta attrarre visitatori per un giorno se poi non ci sono negozi per la spesa, un medico a cui rivolgersi o trasporti per collegarsi al mondo esterno.
La vera sfida per le istituzioni e le comunità locali è invertire la rotta. Ciò significa investire nella connettività (digitale e fisica), nella riattivazione di servizi di prossimità, nella valorizzazione del patrimonio esistente e nella creazione di opportunità di lavoro che rendano questi luoghi nuovamente attrattivi per chi decide di viverci e non solo di visitarli. Solo così, i nostri piccoli tesori nascosti potranno sperare di sopravvivere e prosperare, ben lontani dal rischio dell’overtourism, ma al riparo da quello ben più grave dello spopolamento e dell’oblio.
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