LA PREFAZIONE DI FABIO STORCHI AL LIBRO ‘BUSINESS CLASS’
‘La mia lunga vita di imprenditore mi ha insegnato una lezione fondamentale: il successo ha un palcoscenico pubblico, brillante, ma l’insuccesso è una lezione privata, spesso silenziosa. In questo viaggio ho incrociato temi che oggi sento più che mai urgenti, e che ho ritrovato con grande profondità nelle pagine del libro di Francesca Schenetti, “Business Class”. La prima forza di questo bel volume è proprio il coraggio di mettere a fuoco il vero nodo della questione: cosa significa davvero il successo, e come si lega al concetto, apparentemente più etereo, di felicità?
Siamo abituati a pensare alla felicità come a una ricerca puramente individuale, una questione di valori personali che ciascuno si costruisce nel proprio mondo. E, in effetti, non c’è niente di più vero. Ci sono storie che lo dimostrano in modo toccante. Penso a quel muratore italiano, compagno di sventura di Primo Levi nel campo di sterminio nazista, che trovava dignità e una forma intima di feli-cità nel fare bene il proprio lavoro, nel costruire muri solidi e dritti, anche in condizioni di totale disumanità. La sua era un’affermazione di sé, un atto di resistenza che non solo gli ha permesso di sopravvivere, ma gli ha offerto un senso profondo.
Eppure, a rischio di sembrare provinciale, mi permetto di dire che la felicità non è solo un fatto privato. È un dovere sociale, una condizione che la politica e l’economia devono aver il coraggio di perseguire. Come ha capito l’abate Antonio Genovesi nel Settecento, la felicità pubblica è un obiettivo economico concreto,basato sulla reciprocità e sulla cooperazione.
E come riconoscono, seppur implicitamente, la Costituzione americana e la nostra stessa Costituzione, la felicità è legata a doppio filo all’eguaglianza, alla libertà e alla rimozione degli ostacoli sociali.
In questi anni ho cercato di applicare questi principi nel mio lavoro. Nelle nostre fabbriche, nel microcosmo dell’industria manifatturiera, ho capito che la persona deve essere al centro. Se riusciamo a costruire relazioni basate su dignità, rispetto e fiducia, il lavoro diventa più umano, più partecipato, più creativo. La fabbrica si trasforma in un laboratorio sociale che si apre al territorio, migliora la qualitàdella vita e contribuisce alla felicità di un’intera comunità. Il merito di Francesca Schenetti è quello di aver intercettato queste riflessioni e di averle rese attuali, accessibili, universali.Il suo libro non offre risposte facili, ma ha il pregio di porre le domande giuste, quelle che dovremmo porci ogni giorno. E ci ricorda che, nonostante tutto, un futuro di felicità, individuale e collettiva, è una prospettiva concreta.
Un futuro la cui realizzazione non dipende da teorie astratte, ma dalla convinta adesione diognuno di noi.
Per questo, auguro a ogni lettore un buon viaggio a bordo di questa “Business Class” speciale’.
Perchè Business Class?
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