L’Onestà anche Intellettuale ha un prezzo: Sarkozy in carcere

PARIGI. Le immagini hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti: l’ex presidente della Repubblica Francese, Nicolas Sarkozy, settantenne, esce dalla sua abitazione parigina, mano nella mano con la moglie Carla Bruni, con lo sguardo fiero ma il passo pesante, per recarsi al carcere de La Santé. Da oggi, è il primo ex Capo di Stato francese ad essere rinchiuso in prigione dal Secondo dopoguerra.

Non si tratta di gossip, ma di un atto dirompente di giustizia che squarcia il velo dell’impunità politica, offrendo alla Francia un attestato di onestà giudiziaria ed intellettuale o culturale.

Sarkozy sconta la condanna a 5 anni (di cui una parte sospesa) per il caso del presunto finanziamento libico della sua campagna elettorale del 2007. Verrà detenuto nel “braccio dei vulnerabili”, destinato a VIP e politici, in attesa che i suoi legali tentino la via dell’appello e chiedano misure alternative. Ma il fatto politico, istituzionale e morale, è già compiuto: la giustizia francese non ha esitato a chiedere conto del potere nel modo più severo possibilec la detenzione, fosse anche solo temporanea.

L’istantanea di Sarkozy che si avvia in prigione, scortato dalla moglie, è l’immagine che segna la differenza abissale tra sistemi. In Francia, anche per reati di “colletto bianco” e a fronte di una condanna non definitiva, la legge trova la sua applicazione senza sconti legati al prestigio o al ruolo passato.

È questa intransigenza che definisce l’onestà intellettuale di un sistema: l’accettazione che nessuno è al di sopra della legge, e che la gravità del reato si misura anche sulla base del ruolo istituzionale ricoperto, che impone un dovere di trasparenza e integrità superiore.

L’ex presidente entra in una cella di 9 metri quadrati, in isolamento, con “Il Conte di Montecristo” e una biografia di Gesù come unici compagni. E con lui, simbolicamente, entra in carcere l’idea che la politica non è un lasciapassare per l’impunità.

 Da noi, il dibattito pubblico è spesso dominato dalla ricerca di scappatoie legali, cavilli procedurali, indulti o prescrizioni che puntualmente intervengono a neutralizzare o ammorbidire le condanne per i potenti. Raramente un politico di primissimo piano sconta la pena in modo tradizionale, e l’idea stessa che un ex presidente possa varcare un cancello di prigione sembra fantascienza.

I Francesi, pur con tutte le loro contraddizioni, hanno dimostrato oggi di garantire la giustizia anche se solo a livello mediatico: hanno onorato la Giustizia sacrificando l’onore di un loro ex Presidente, riaffermando che la Repubblica è più forte di chi l’ha guidata.

La severità della detenzione di Sarkozy non è vendetta, ma una lezione di civiltà giuridica: una democrazia matura non teme di processare e, se necessario, punire i suoi capi. 

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